Cessione del quinto: quando può essere rifiutata

In quali casi possono rifiutare una cessione del quinto? Scopriamo insieme cosa può indurre una banca o finanziaria a negare questa tipologia di finanziamento.

La cessione del quinto è un finanziamento vantaggioso sotto tanti punti di vista. Non prevede impegni diretti da parte del beneficiario, in quanto il rimborso della rata avviene tramite trattenuta in busta paga o cedolino della pensione. Inoltre, può essere concessa anche a coloro che in passato hanno subito dei protesti e che sono stati segnalati come cattivi pagatori.

Vi sono, però, dei casi in cui, in assenza dei requisiti richiesti, gli istituti di credito possono rifiutare la cessione del quinto. Andiamo a vedere in quali circostanze può scattare il diniego da parte degli enti eroganti.

Eppure, anche una garanzia solida come il contratto a tempo indeterminato ed un lavoro apparentemente stabile può sgretolarsi qualora il dipendente rassegni le dimissioni o sia vittima di licenziamento. In questi casi, cosa accade alla cessione del quinto?

Cessione del quinto rifiutata: le cause più comuni

Sono diversi i motivi che possono portare ad un rigetto della richiesta di accesso alla cessione del quinto. Tra l’altro, non è detto che il rifiuto debba per forza dipendere da lacune o mancanze da parte del beneficiario.

Infatti, soprattutto per i dipendenti del settore privato, una cessione del quinto può essere rifiutata in seguito alle valutazioni che l’istituto di credito fa sull’azienda in cui il soggetto lavora, come ad esempio:

  • Bilancio aziendale negativo;
  • Azienda ancora in fase start-up (sono richiesti almeno due anni di attività ed il deposito minimo di due bilanci);
  • Cessazione dell’attività;
  • Impresa con pochi dipendenti.

Vengono, poi, effettuate valutazioni anche sul dipendente, tra cui gravi problemi di salute o periodi lunghi di malattia. Tra l’altro, per i lavoratori neoassunti, ottenere la cessione del quinto può essere complicato in quanto la quota di TFR accantonata è limitata o quasi inesistente. Stesso discorso anche per i lavoratori con contratto di apprendistato.

Un’altra problematica che può comportare la negazione della cessione del quinto è la polizza assicurativa. Ricordiamo, infatti, che sia in caso di quinto della pensione sia in presenza di quinto dello stipendio, la stipula dell’assicurazione è obbligatoria. Per i dipendenti, si tende a coprire soprattutto il rischio di perdita del lavoro mentre per i pensionati va tutelato il rischio di una dipartita mentre il finanziamento è ancora in corso.

C’è, però, un’altra via d’uscita. Nel caso in cui il beneficiario abbia trovato un nuovo lavoro, è possibile mettersi in contatto con l’ente erogatore per fare in modo che il finanziamento prosegua e che il prelievo della rata mensile avvenga sulla nuova busta paga.

Quali sono gli altri motivi che possono ostacolare l’ottenimento di questo finanziamento? In primo luogo, se sei minorenne sicuramente non puoi richiedere la cessione del quinto. Inoltre, devi essere residente in Italia e percepire un reddito o una pensione italiani.

Inoltre, le banche tendono a valutare anche l’importo del reddito mensile del richiedente. È vero che la cessione del quinto prevede una rata massima corrispondente ad un quinto dello stipendio o della pensione ma, in caso di reddito netto troppo basso, potrebbero venire a mancare i requisiti minimi di sopravvivenza e, dunque, le banche potrebbero rigettare la domanda.

Infine, occhio all’età dei pensionati. Per il quinto della pensione, infatti, questo aspetto è tenuto in grande considerazione dagli istituti di credito. C’è, però, da dire che non c’è grande rigidità da questo punto di vista. La maggior parte delle banche tendono ad erogare il prestito fino a 85 anni, prendendo in considerazione non l’età del richiedente al momento della domanda ma quella che avrà raggiunto alla scadenza del contratto di cessione del quinto.

RataOk
Logo